Sto seriamente ripensando alla mia vita in termini di prima
e dopo aver incontrato Brian Molko.
Dovrei lavorare, ma il mio cervello non ne vuole sapere.
Dovrei volere più bene alla mia vita, keep a light on those
you love diceva anni fa Tom Smith e aveva ragione, ma ci sono quei giorni in
cui proprio no e basta.
Dovrei fare un sacco di cose che non sono in grado di fare.
Che poi, capiamoci, sono felice, felice e strafelice. Ma
sono anche disperata. Non fa una piega, no?
Voglio parlare di questa cosa ma ci sto girando intorno
perché comunque la metta viene fuori un quintale e mezzo di banalità, cliché e
sinonimi vari.
Ringraziamo il buon cuore di Virgin che mentre scrivo mi ha
messo su Panic Station d'emergenza per tirarmi via un sorriso in base al sano
principio dei riflessi condizionati.
Domenica 29 settembre i Placebo sono andati a Quelli
che il Calcio.
Domenica 29 settembre io sono andata a Milano a
bazzicare in cerchi concentrici sempre più ristretti intorno agli studi Rai.
Domenica 29 settembre doveva piovere ma non ha piovuto.
Doveva fare freddo ma si stava bene. Il cielo era coperto, i tram bloccati per
il passaggio di una maratona e io avevo al polso un orologio che avanzava di
mezz'ora ogni due ore col risultato che pensavo di aver perso un treno che
invece doveva ancora arrivare.
Arrivano due Mercedes V6 con i vetri oscurati. Arrivano come
arrivano tutti i mezzi a quattro ruote di questo mondo. Gomme su asfalto.
Metallo. Oggetti fisici in una realtà fisica. Mezzi meccanici che portano
persone. Solo persone, come tutte le altre su questo pianeta, né più né meno.
Una di queste persone scende ed è alta poco meno di due
metri.
Gli dei benedicano l'altezza di Stef - e la sua visibilità.
Sono loro?
Sono loro.
Credo che fossero le 11.30 di mattina - gli orari sono a
discrezione del mio orologio - e lì intorno eravamo tipo in quattro o poco più.
Vedo Brian per la prima volta dal vivo.
Momento di pausa per realizzare questa cosa.
Vedo Brian per la prima volta dal vivo. Dopo diciassette
anni.
Credo che stia per entrare ma due ragazze lo chiamano e lui
si ferma.
Mi avvicino. Sono di fianco a lui. A pochi centimetri da
lui. E' poco più alto di me. E ha tre chili di fondotinta in faccia. Occhiali
da sole - che non toglierà neanche un minuto - total black, giacca smocking -
anche se i risvolti di raso li ho notati solo al quarto passaggio - una piccola
tracolla rettangolare, stivaletti.
Sono di fianco a lui che sta aspettando una penna dalle
altre ragazze per poter firmare i cd che gli porgono. La ragazza di fronte sta
sprofondando nella sua borsa in cerca della penna. Brian si gira verso di me,
vede il pennarello che ho in mano e me lo prende. Firma i cd alle due ragazze.
Non so cosa abbiano detto ma lui dice solo please don't beg. Poi si gira e mi
firma la mia copia di LLL. Intanto è arrivata la socia - can you
sign...? yes, with pleasure
Eccheccazzo Brian, però anche tu, scegliere un altra
parola?!
Fughiamo ogni dubbio, avere il Molko che ti scandisce - ché lui
non parla, scandisce - pleasure a dieci centimetri crea problemi,
non ci sono cazzi.
Che poi la sua faccia fosse più da scazzo che da pleasure è
un altro discorso ma vabbè.
E ovviamente è anche la prima volta che sento la sua voce
dal vivo. E non c'è neanche il filtro di un microfono.
La voce che ha accompagnato alcune delle fasi più importanti
della mia vita.
Sta arrivando il quintale di banalità, io vi ho avvisato.
Sono a pochi centimetri dalla persona che quando avevo
sedici anni cantava Nancy Boy e mi diceva esattamente quello che avevo bisogno
di sentimi dire e cioè che non stavo facendo niente di male. Che non ero per
forza sbagliata.
Non c'è altro modo di metterla. Poi a sedici anni hai una
percezione distorta e amplificata di un sacco di cose, se non proprio di tutto,
ma non è importante. L'importante è che in quel momento sapevo che da qualche
altra parte in giro per l'Europa c'era un ragazzino vestito da donna che se ne
fotteva del fatto che a qualcuno potesse non stare bene quello che lui era.
Niente che non sia successo a miliardi di altri adolescenti.
Niente di nuovo. Forse niente di speciale, visto da fuori. Ma la realtà è che
ci sono cose che ti salvano la vita, e a volte sono le parole degli altri,
qualunque sia il mezzo con cui ti arrivano.
Penso spesso che in certi momenti non ce l'avrei fatta senza
i miei libri e la mia musica. E tutto sommato non penso che sia una brutta
cosa.
Stef e Steve erano già entrati ma escono di nuovo. Firme,
saluti.
Prima della fine del programma, in totale sono passati
quattro volte perché sono anche usciti per andare a pranzo (si nutrono! sono
effettivamente umani! - inserire LOL a piacere), e tutte le volte si sono
fermati. Io pensavo di esser stata troppo ottimista a portarmi dietro tre cd ma
son riuscita ad avere tutto firmato e senza alcuno sforzo, compresa la mia
copia cd+dvd di Meds, anche se mi manca la firma di Stef. E il tutto senza
particolari affanni perché si era in pochi e tutti discretamente tranquilli.
In totale eravamo una decina di persone ed è stato uno di
quei momenti in cui ho avuto improvvisi slanci d'affetto per il fandom perché
nessuno ha fatto cose stupide, nessuno è stato importuno. Brian non voleva
foto e bene o male nessuno ha insistito più di tanto. Solo Fiona e Steve
hanno fatto qualche scatto con i fan.
E qui devo aprire una parentesi su Steve Forrest prima di
perdermi del tutto negli sproloqui sugli effetti della prossimità di Brian.
Steve Forrest mi è sempre stato simpatico, questo va detto.
Ovviamente piansi le giuste lacrime del fan quando Hewitt se ne andò e per
molte cose continuo ad averne nostalgia, ma non ho mai nutrito del rancore
verso Forrest per averne preso il posto. Tutt'al più ho nutrito dubbi sul
futuro della band. Steve F. mi ha sempre fatto anche molta tenerezza perché
finire di colpo in mezzo ad una dinamica relazionale come quella Brian-Stef non
dev'essere una cosa facile. E' un terreno nel quale non oserei mai
avventurarmi.
Ciononostante non ho mai neanche avuto particolari
entusiasmi. Fino all'altro giorno. Giuro, fa scassare dal ridere avere a che
fare con lui. E' una bestia da fan. Chiacchiera, ride, scherza, viene fuori e
ti chiede come va; tanto gli altri due mettono soggezione quanto con Steve
risulta facile interagire perché ti ci senti subito a tuo agio. E' veramente un
grande. A un certo punto si è perso dietro una chiwawa dal collare rosa. E mi
ha morsicato e sbavato il tappo del pennarello.
*annuisce convinta che queste affermazioni siano di per sé
grandemente esplicative*
Fine della parentesi Forrest.
Altra meravigliosa creatura è Fiona, che da vicino è bella
quanto in video. Non sono le luci, non sono le telecamere, non è il trucco. E'
bella. Fine. Ed è dolcissima.
Stef. Ecco, Stef è ufficialmente la persona più alta di
fianco a cui io mi sia mai trovata. Lo guardavo intanto che mi stava firmando Battle
e seriamente temevo per la mia cervicale.
Poi, mi dispiace un po' che in realtà Stef l'ho considerato
pochissimo ma, davvero, quando c'è il Molko in circolazione non si può
considerare nient'altro. E non è un problema solo mio. E' un catalizzatore
naturale di attenzione. Esige di essere guardato. E' una cazzo di diva fin nel
midollo.
Poi vabbé, io probabilmente ero un buffo spettacolo perché
la situazione era più o meno:
- pre-uscita
dobbiamo puntare Stef, dobbiamo chiedere la foto a Steve,
dobb...
- entrata di Brian nel mio campo visivo
- totale azzeramento di qualsiasi altra funzione vitale
- unico istitno rimasto: gravitare intorno a Brian.
Che poi non è che facessi chissà che, firme a parte. Solo
dovevo fissarlo e seguirlo.
E poi cazzo, Brian ti guarda in faccia quando ti fa gli
autografi. Tutte le cazzo di volte c'è stato un momento in cui dopo aver
preso il pennarello ha alzato lo sguardo per vedere a chi stava firmando. Ok,
non è niente di strano, non sarà né il primo né l'unico che guarda anche le
persone e non solo le cose da firmare come fanno molti, però cazzo, Brian che
mi guarda in faccia a venti centimetri di distanza è una di quelle cose a
cui non ero preparata.
*mette in conto duemila euro da investire in psicoterapia a
breve*
E se adesso Virgin non mi metteva TMF era pure meglio.
E niente, la fase immediatamente successiva è stata quella
dello sguardo ebete e del continuo ripetere alla socia ma era lìììììììì.
Ora sono in fase non-mi-interesserà-mai-più-niente-in-vita-mia,
nulla-ha-più-senso, e così via.
Stamattina ho avuto la brillante idea di metter su Bosco per
trovarmi accasciata e priva di qualsiasi motivazione per muovermi.
Più o meno da ieri sera sono in fissa con A Million Little
Pieces e la cosa non necessita di commenti.
Negli intervalli, Exit Wounds come se non ci fosse un
domani.
Confido che il mio organismo prima o poi metabolizzerà il
tutto e tornerò a sembrare una persona normale, almeno ad un primo sguardo
superficiale, ma per adesso oscillo tra esaltazione, rincoglionimento e
prostrazione.
Poi.
L'intervento a Quelli che il Calcio
Facciamo finta di non avere né visto né sentito l'ennesima
domanda sulla questione Sanremo.
Facciamo aaaaaawww tutti insieme su I'm gonna break your
heart.
Mi auguro che Savino abbia almeno avuto il buon gusto di
diventare gay dopo una cosa del genere.
Facciamo aaaaaawww tutti insieme per le facce di Fiona.
E ancora.
Lunedì 30 le tre erano a radio Deejay da Nikki a Tropical Pizza.
Niente di nuovo ma comunque è venuta fuori una cosetta
simpatica - non riesco a trovare un link completo.
Sapere che Stef si è comprato una 500 e la domanda sulla
patente di Brian valgono tutta l'intervista.
Per la cronaca, nonostante gli scrupolosi passaggi nei
dintorni, lunedì non ha portato incontri perché sono entrati e usciti
in macchina.
Scena bonus dopo i titoli di coda
Ultimo piano del parcheggio - tetto dell'edificio di radio Deejay
Tizio qualsiasi uscito dalla radio - ma chi c'è dentro (alla
radio ndr)
Autista di una delle due auto dei Placebo - i Placebo,
perché?
Tizio - perché ci sono due tizie sulle scale
Autista - *una delle risate più sentite dell'ultimo
decennio*
Cambio inquadratura
Due tizie che scendono precipitosamente le scale del
parcheggio cercando di non rotolare dalle risate a loro volta.
Fine della scena bonus
Riprendono i titoli di coda
No, davvero, devo finire questo post. Non riesco a mollarlo
perché ho paura di quando i ricordi non saranno più così vividi. Di quando
cominceranno ad assumere quella sfumatura vaga delle cose che non sai se hai
sognato o vissuto davvero. Di quando la mente comincerà a tappare i buchi con
immagini false e più sfocate.
Tengo strette le sensazioni. Le imprigiono nelle parole per
non farle scappare.
E questo è sicuramente uno dei post più sinceramente emotionally
e forse anche più immature che sia comparso qui sopra.
But now I fear I've
lost my spark
No more glowing in
the dark for
My heart.