giovedì 30 gennaio 2014

What were you thinking about? I was going to kill my heroine. But I've changed my mind.



Clarissa è una stronza. Ma una stronza vera, non di quelle che dietro una superficie di stronzaggine poi si squagliano alla prima occhiata da cucciolo indifeso.

Forse non è neanche tutta colpa sua.

Con quel nome, un po' stronza lo devi essere per forza. Non ho ancora deciso se sia il caso di farlo presente a sua madre. Tanto ormai è andata, non è che puoi cambiare nome a trent'anni.

Il bello è che di fianco a Clarissa, io sono quella con un buon carattere. O almeno quella è l'impressone che passa all'esterno.

In effetti chiunque sembrerebbe un esempio di dolcezza e disponibilità a fronte delle sue risposte tendenzialmente terminali.

- Cla, ma c’è qualcosa che non va? - le chiedo mentre la osservo sfilare e rimettere a posto lo stesso dvd dalla mia libreria per qualcosa come la decima volta di fila.

- E che cazzo vuoi che ci sia?

Ecco appunto.

Cerco di concentrarmi sulle mie unghie per non trovarmi smalto arancione fluo su tutte le mani ma il suo continuo agitarsi mi sta facendo venire il mal di mare.

- Cla, ti siedi? Mi stai facendo venire il mal di mare - le dico coerentemente.

- Anche tu mi fai venire il mal di testa per come abbini i colori ma evito sempre di fartelo notare.

- Certo, altrimenti saresti a corto di battute stronze per i momenti come questi.

Lei mi guarda storto e poi guarda la bottiglia del Martini.

Io annuisco a prescindere, quando si tratta di Martini.

E poco importa se mi accingo a violare la mia regola di non ingerire niente di alcolico prima delle sei di pomeriggio. E che quella che ha bisogno di bere in questo momento non sia io.

- Porta anche le olive - mi urla dal divano dove si è infine accasciata in una postura che contrasta con la femminilità del suo abbigliamento, mentre io cerco di individuare due bicchieri puliti nel campo di battaglia che è la mia cucina.

Clarissa è stronza. Il problema è che lo è prima di tutto con se stessa. E che lo sa.

Quindi non mi resta molto da dire mentre ascolto quello che mi racconta.

- Quello che mi fa girare i coglioni è che di solito a me queste cose non succedono - mi dice piantandomi in faccia quei suoi occhi enormi e carichi di ombretto viola.

Io mi limito a trangugiare l'ultimo sorso di Martini e a fissare l'oliva rimasta sola a rotolare sul fondo del bicchiere. Perché il finale sottinteso di quella frase è che in genere queste cose succedono a me.

- In genere sei tu quella troppo buona...

- Cla, non sono troppo buona. Semplicemente nella maggior parte dei casi non ritengo valga neanche la pena di incazzarsi. Suppongo rientri nelle declinazioni dell'egoismo.

Lei fissa a sua volta l'oliva superstite nel suo bicchiere poi afferra uno stuzzicadenti, la infilza con cattiveria e se la mangia.

- Sarebbe egoismo se per quello per cui non vale la pena incazzarsi poi non valesse neanche la pena starci male. Se non ti incazzi però poi ci stai di merda vuol dire che facevi meglio a incazzarti prima e a risparmiarti il dolore poi.

La guardo mentre mastica l'oliva con sguardo assorto, totalmente incurante della dubbia grammatica di quanto mi ha appena esposto.

E allora penso che forse Clarissa non ha mica poi tutti i torti. Ad essere così stronza.

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