giovedì 10 aprile 2014

Kiss me through your warning darkness, kiss me now so I can breathe, kiss me once then I am leaving, kiss me once then kiss yourself goodbye


C'è davvero troppo sole perché io possa pensare lucidamente.

L'acqua riflette lampi metallici e gli occhi mi lacrimano ma non voglio chiuderli.


Non so da quanto sono ferma su questa roccia ma le ombre si sono spostate.

Le ombre con quello che si portano dietro.

Le ombre con le creature che le abitano.

Sono quasi certa che non rivedrò più quello che aspetto di vedere ma non posso fare a meno di fissare un orizzonte di luce cercando di indovinarne la sagoma.

C'è stato un tempo in cui quest'acqua era vuota.

Un tempo prima del tempo, in cui la Luna era cieca e le onde non avevano denti.

Non c'è più nessuno che ricordi quel tempo. A parte me.

La luna ora ha occhi argentei pieni di rancore e l'acqua è viola e affamata.

Non si torna indietro dall'acqua. Non si muore, neanche, nell'acqua. E forse quella è la parte peggiore.

C'è qualcosa imprigionato nell'acqua che urla un dolore folle e straziante. Ci sono sguardi stralunati e vuoti. Ci sono occhi che non si possono più chiudere su quello che hanno visto.

Un movimento. Quasi impercettibile. Un leggero sfarfallio ai margini del campo visivo. Qualcuno ne aveva parlato, una volta, ma non era stato ascoltato. Qualcuno aveva capito. Ma nessuno aveva preso sul serio i suoi avvertimenti.

Un altro movimento. Questa volta più visibile. Più fisico.

Ho aspettato troppo e le ombre mi stanno raggiungendo. Le ombre con quello che ci vive dentro. Le ombre che masticano e singhiozzano.

Resto immobile. Non posso andarmene. Voglio vedere. Voglio vederla ancora una volta. 

L'orizzonte è una linea di metallo fuso e io vedo forme che non possono esistere. E' stato un momento. Il guizzare di un corpo appena fuori dall'acqua e l'azzurro della pelle in controluce. Mischiato al viola, al rosso, all'argento, al fuoco. I colori sono impazziti. E la realtà ha ceduto. Ma questo è stato in un'altra era.

Qualcosa mi sfiora il braccio. Ha spine di ghiaccio. Non voglio guardare la pelle in quel punto perché so che sta già diventando nera.

Cerco di stringermi senza muovermi troppo. Lo spazio sulla roccia è sempre più piccolo e la roccia sta diventando sempre più fredda. Ormai non posso più andarmene.

Continuo a guardare. Continuo a cercare. So che non la vedrò mai più. So che al suo posto arriveranno altre cose. E la loro pelle non sarà blu. I loro occhi non saranno gialli.

So che adesso la luce è troppo forte e non la vedrei comunque.

C'è qualcosa sulla mia schiena. Scende lungo la spina dorsale e mi lascia addosso una strana scia di insensibilità.

Non posso fare più niente. Loro sono qui.

Loro sono qui per mangiarmi.


mercoledì 2 aprile 2014