martedì 24 giugno 2014

My computer thinks I'm gay. - One year later


 
E niente, TMF compie un anno.
Usciva esattamente un anno fa, il 24 giugno 2013.
Erano circa le 10 del mattino e io stavo sclerando attaccata a Studio Brussel per capire se davvero l'avrebbero passata.
E avevo aspettato talmente tanto questo nuovo primo singolo che il momento in cui ho ascoltato per la prima volta quelle note di piano dell'intro è rimasto cristallizzato nella mia memoria.
Così come la prima frase e la considerazione immediatamente successiva..."mi pare che dica My computer thinks I'm gay ma magari sono io che ho capito male eh."
Che poi non è né tra le mie canzoni preferite né una delle loro migliori.
Però le voglio bene per molte ragioni.
E quindi buon compleanno al computer che spamma il Molko :D
 
Per chiunque si stia chiedendo se la proprietaria del blog ha problemi, la risposta è: ovviamente SI'.
#nostalgiaacazzo
#squilibriomentalechesimanifesta


domenica 22 giugno 2014

Being so honest in my writing is cathartic (cit.). Brian, Milano and my last goodbyes.


Apro gli occhi. Mi alzo prima del solito. Prima che la sveglia suoni. Prima che qualcuno mi chiami.
Profumo di caffè, le fusa del gatto, rumori attutiti.
Uno zaino pronto ai piedi del letto. E' piccolo, ma mi serve solo il cambio di una notte e, in ogni caso, so che contiene più di quello che sarebbe strettamente necessario.


Se non si contano due transiti per la Stazione Centrale, l'ultima volta che sono stata a Milano risale al 29-30 settembre dell'altr'anno. L'ultima volta che sono stata a Milano ho visto Brian. L'ultima volta che sono stata a Milano c'era ancora qualcosa che adesso pretende di essere lasciato andare. E che non ha a che fare con Brian. Non direttamente, almeno.


Ho sempre pensato di non amare Milano. Perché è arrogante. Perché è ostile. Perché è un cliché.
Ci ho vissuto un anno, nel 2005. E ho finito col ritagliarmi una mia nicchia al suo interno. I miei percorsi. I miei rifugi. Ho finito con il legarmi a questa città con troppe scritte sui muri e troppi pochi alberi. Anche se ho realizzato la profondità di questo legame solo a distanza di anni. L'ho realizzata tornandoci l'anno scorso e rendendomi conto che mi era mancata. Che ritrovavo luci e strade che mi erano famigliari. Che ero contenta di ritrovarli. Che, in un certo senso, era un po' come ritornare in un pezzo di casa. Forse è stato perché l'anno che ci ho vissuto è stato un periodo di fuga. Un anno in cui il fatto che Milano per me fosse nuova e priva di ricordi mi ha tirato fuori dalle macerie di posti che di ricordi ne avevano anche troppi. Sicuramente questo aspetto ha avuto il suo peso. Non c'è niente di meglio di un posto senza passato quando il passato ti sta dando una caccia spietata.


E poi, più passa il tempo, più i collegamenti diventano chiari. La visione si allarga e il quadro d'insieme comincia ad acquistare forse non un senso, ma comunque una sua armonia. Ci sono infiniti legami tra gli eventi. Solo, nella maggior parte dei casi, non ce ne accorgiamo.


Sono ritornata a Milano per vedere Brian. Il che, visto in prospettiva, è stato un po' come ammettere questa città nel territorio di competenza del mio passato. Pezzi di tempi e di vita che collidono, si mescolano, si fondono. Qualcosa che lega indissolubilmente. Quel genere di cose che fanno dire alla gente "era destino". Era destino che incontrassi Brian proprio lì e proprio nelle condizioni in cui l'ho incontrato? Non lo so. Ma il tutto ha una sua logica perversa. 


Perché quello di cui continuo a non parlare è la bolla che si è creata in quei due giorni. Una bolla che ormai è esplosa, con tutto quello che si è portata dietro e con il tonfo colossale del mio culo che si è schiantato a terra, ma che, di fatto, è rimasta lì.
Congelata in due giorni grigi di un settembre qualsiasi a Milano.
Due giorni di convergenza.
Di pezzi di passato, presente e futuro che per un breve momento sono riusciti a coesistere senza bruciare tutto.
Di che cazzo sto parlando?
Sostanzialmente di ricordi.
Di niente.
La cosa buffa è che, di solito, quando penso di essermi esposta troppo, di essere stata troppo esplicita, finisco con lo scoprire di essermi invece nascosta ancora più a fondo.
Immagino che, in parte, dipenda dal fatto che le persone tendono a vedere prevalentemente se stesse nelle parole degli altri. E difficilmente riescono ad ascoltare una storia per quello che è.
E in ogni caso, le poche persone che potrebbero davvero decifrare tutti i riferimenti non credo che passeranno da qui.
Ma le storie rimangono attaccate alle ossa, alla pelle, alla carne. Così come i ricordi. E le persone.
E arriva il momento di lasciarle andare, prima che divorino tutto.
Tra un mese esatto tornerò a Milano.
Ci tornerò per il concerto dei Placebo.
Ci tornerò per Brian. Sostanzialmente.
E ci tornerò per la prima volta dopo l'esplosione.
Sarà il mio primo tour tra le macerie di quello che è bruciato da settembre ad oggi.
Ci tornerò da sola ma è una cosa che devo fare per poter andare avanti.

Ci tornerò da sola perché è così che si affrontano i fantasmi.
Ci tornerò da sola e sarà un addio. Un requiem per un ricordo che non posso più tenermi.
Forse sarà più facile del previsto. Forse farà male. Forse mi sentirò sollevata. Forse mi sentirò libera come ci si sente solo dopo aver accettato di aver perso qualcosa.
E ancora una volta mi aggrapperò alla voce di Brian come non mi succedeva più da anni.
E ha veramente senso che sia lui a fare da catalizzatore per questa resa dei conti.
E che tutto questo capiti il 22 luglio.
Ancora i collegamenti.
C'è una logica crudele che armonizza le parti discordanti.
Resto ferma. Non posso fare altro che aspettare. Aspettare di essere investita da quello che deve arrivare. Perdono? Rivalsa? Redenzione?
Non lo so.
Non so cosa succederà. Non so se saranno urla o se sarà silenzio.
Ma so che sarà un addio.
E dopo potrò ricominciare.

Fuck what you know. You need to forget about what you know, that's your problem. Forget about what you think you know about life, about friendship, and especially about you and me.
(Fight Club).

giovedì 5 giugno 2014

Are you really asking me about the Eurovision?

Interview with Brian.
Here the original in Russian.
Thanks to lemony_snicket for translating and sharing.

It's been almost 20 years since Placebo was founded. What is the most important thing that happened during this period?
It’s serious question. I guess the most important thing is that our band is productive for such a long time and we still refuse to go off.
We can't do anything else. And I’ve never had a real job. I’ve founded Placebo right after graduation from the University. Songwriting — that’s what I do!
There were a lot of bands who had started the same time we did, but in the end they gave up and went to work. In this sense, we're like The Rolling Stones. They have a lot of money so there’s no need to go on tours. But they do this because they have no other interests. So do we.
Now our band is in the privileged position. Every time we release new album, people are interested in listening to it. Even after 20 years. It’s unbelievable! And I’m very grateful for that.

How did your poetic skills change during this time?
I think I’ve become better at crating stories. Stories with their characters. You can notice that in our new album «Loud Like Love».
Paradoxical, but it makes me more vulnerable and honest in my songs.

How has the internet changed the music industry?
It has changed everything! Nobody buys vinyl and CDs…

Is that good or bad?
It depends on the listener. Isn’t it?
Now we have a generation of people who think that things that require a lot of money and effort to be created should be free. I think if you don't buy albums of your favorite band it won’t be able to stay in the music industry for a long time. They will be forced to find another job, like driving a taxi or wiping glasses in a bar

I hope you have enough money not to leave music industry?
To be honest, I don't want to discuss financial issues.

What do you think of Conchita Wurst, the winner of Eurovision 2014?
Are you really asking me about the Eurovision? Are you serious?! It's a waste of time! I don’t have a TV and I don’t give a fuck about Eurovision. It’s not even cultural event. You’re wasting your time asking me about it.

What’s the craziest things your fans ever did?
When somebody jumps out the stage it can be dangerous sometimes. There were occasions when our equipment had been broken down by those guys. We disapprove actions like that. Thankfully this happens less and less. But still there is a lot of people who try to run to the stage and hug me while I’m singing a song. Hell! Why are you doing this? Can't you see I'm working at the moment?! It's not the very best time for hugs!
Also over the past 20 years many strange things have been thrown on stage. Bottle of urine. Bullets. And even ham, a box of ham. It's just unreal! Oh, and coins! Coins are very painful!

You have a lot of collaborations. Who was the most interesting musician you've ever worked with?
I can’t answer this question. It would be quite rude.

Tell us about your son.
Cody loves me very much. He saw with his own eyes haw difficult playing music and touring is.

Many people say that your music is gloomy enough. Do you like to listen to something more cheerful? Like pop-music, reggae…
Reggae? I like reggae! I also love classical music and opera. And I don’t listen to a lot of rock'n'roll. As for me there’s not much of interesting material in this genre.
My favorite rock-band is The National. I also like Queens of the Stone Age. And a girlband from California named Warpaint. Yeah, I love them too.

Some people think that you look like Jared Leto. How do you like this comparison?
We know each other. Jared is very talented. He won the Oscar for best supporting actor for his role in Dallas Buyers Club. And he’s very interesting person. So if somebody compares as it’s not a problem for me.

Are you a happy man?
Yes, I'm fairly happy man. And I am lucky one because I’m doing what I really like to do. Most of the people on our planet don’t have such opportunity.


E ora.
Please, due minuti di silenzio per apprezzare la pura essenza del Molko-spirit nella risposta su Eurovision.
Credo di essere morta dal ridere quando l'ho letta. 
Lo amo. E quando fa così mi ricordo perché.
Poi.
La risposta sulla collaborazione più interessante, ovvero, Brian si sta palesemente infastidendo con l'intervistatore. Chissà se il malcapitato lo intuisce? Prima gli stronca la domanda sui financial issues, poi quasi lo spara affanculo per Conchita, ora gli fa cortesemente notare che ha fatto una domanda del cazzo.
Lo amo. L'ho già detto? No?
Poi, vabbè, mi raccomando Brian - in caso qualcuno se lo fosse perso dalle 654654654654mila interviste precedenti - incidentalmente precisiamo sempre che io-non-ho-mai-avuto-un-vero-lavoro(e-invece-voi-poveri-mortali-sì-gnè-gnè-gnè) però cazzo, che volgari cafoni 'sti fan che ti disturbano mentre stai lavorando (sul palco)!!!
Lo vedo in forma, oh già.