giovedì 29 gennaio 2015

Grew Up at Midnight

 

Sono ancora qui.

Immobile.

In attesa di un segnale che, ora lo so, non arriverà mai.

Orgoglio.

Stupidità.

Entrambe le cose.

O forse solo l'idiota voracità di un tempo che inghiotte compulsivamente porzioni sempre più grosse di possibilità.

Mi concedo un ultimo tentativo. Di raggiungerti.

Me lo concedo di nascosto da tutti. Soprattutto di nascosto dai miei occhi. Altrimenti so che non potrei più guardare il loro riflesso nello specchio.

Le riserve di odio, rabbia, rancore sono sempre più esigue e la loro forza sta scomparendo. Ancora un poco. Se scavo ancora un poco, la superficie si spaccherà e mi troverò davanti l'enorme vuoto della tua assenza.

Posso scriverti. Il tuo indirizzo e-mail è sempre lì.

Posso chiamarti. Il tuo numero è sempre al suo posto nell'alfabeto del mio telefono.

Ma l'unica cosa che riesco a fare è lanciare una manciata di parole sconnesse nel caos dell'etere, sapendo perfettamente che le probabilità che ti arrivino sono davvero infinitesimali.

Potrei urlare che mi manchi. Potrei gridare il tuo nome fino a farmi sanguinare la voce. Forse sarebbe più facile che mi sentissi.

Ma poi mi dico che non devo barare.

In qualche modo mi troverai.

L'unica cosa che mi è concessa è scrivere tutte le notti.

Sempre da mezzanotte alle due, in quel territorio sospeso di desideri troppo vicini e confessioni troppo oneste in cui abbiamo coltivato quell'essere fragile che assomigliava tanto ad un noi.

Un essere cresciuto di notte e che di notte si credeva invincibile.

Una creatura cresciuta di notte, quando si ha l'illusione che la sincerità non abbia un prezzo.

Una creatura cresciuta di notte, che non è sopravvissuta alla prima luce dell'alba.

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